Il colpo di frusta

Il colpo di frusta

La prima cosa che ci viene in mente quando pensiamo al colpo di frusta generalmente è l’immagine di un tamponamento automobilistico, ma va detto che ogni trauma che prevede un’accelerazione e una decelerazione, un movimento “a frusta” che trasferisca energia al rachide cervicale, può rientrare in questa definizione. Sbattere contro un ostacolo mentre si pattina, fare un tuffo in piscina, avere uno scontro diretto con l’avversario in una partita di rugby o in un incontro di boxe, scivolare sul campo di calcio, cadere dalla bicicletta possono causare un movimento brusco e inaspettato della zona cervicale. Tutti i casi di traumi da colpo di frusta hanno una dinamica comune: una iperestensione (la testa si piega all’indietro sul collo e i muscoli flessori si contraggono) seguita da una iperflessione (la testa rimbalza in avanti comprimendo le strutture del collo). A volte si può avere anche un movimento d’inclinazione laterale, detto iperflessione laterale, destra o sinistra, che complica ulteriormente gli effetti della lesione.

I SINTOMI. Ogni colpo di frusta è diverso a seconda dell’età, delle condizioni osteoarticolari e dei legamenti, dalla dinamica e dalla velocità dell’incidente. Ma la variabile più importante che deve venir presa in considerazione è se il colpo di frusta è stato previsto o meno, ovvero se c’è stato il tempo per la persona di prepararsi e irrigidire i muscoli per difendersi. In entrambi i casi il trauma presenta una componente muscolare importante, ma se l’evento non viene previsto possono avvenire anche lesioni a livello più profondo, in quanto le strutture di difesa passive (ossa e legamenti) assorbono l’urto. Anche i sintomi, dunque, possono variare da caso a caso. Quelli più comuni sono: indolenzimento, mal di testa, dolori a spalle e collo, vertigini, formicolii agli arti superiori, debolezza, nausea e vomito. I sintomi all’inizio possono essere acuti o lievi, a volte anche assenti. Accade spesso che i dolori si fanno sentire anche a distanza di tempo, anche molti anni dopo. Questo avviene perché nel paziente a seguito del trauma subito si innesca un meccanismo di adattamento a livello posturale che andrà nel tempo proprio a modificare la postura del paziente.

COSA FARE. In seguito a qualsiasi trauma subito il paziente in prima istanza viene visitato dal medico specialista in ortopedia, che dopo aver visto gli eventuali esami complementari di routine, e non ha riscontrato nessuna frattura ossea, generalmente prescrive un collare cervicale, da portare per circa 20-30 giorni a seconda della gravità, associandolo a terapia farmacologica. In un secondo momento è molto importante iniziare una delicata massofisioterapia, soprattutto nella fase più acuta, mentre nella fase post traumatica è molto utile il trattamento osteopatico. L’osteopata in tali casi lavora non solo sulla cervicale ma su tutta la colonna vertebrale e le altre parti del corpo, considerando l’unità dell’organismo. Dopo un’attenta anamnesi di esclusione ad un eventuale controindicazione al trattamento osteopatico, l’osteopata inizia a valutare il paziente nella sua totalità, dapprima visivamente verificando la sua postura e successivamente con i test di mobilità osteopatici.

L’APPROCCIO OSTEOPATICO. Il colpo di frusta è un fenomeno traumatico molto complesso, che coinvolge non solo la colonna cervicale, come molto spesso si pensa, ma tutto l’asse cranio-vertebrale, compreso l’osso sacro e il bacino. L’osteopata utilizza un approccio più globale sia nella diagnosi che nella terapia al fine di ricondurre la totalità del corpo all’equilibrio e alla normale mobilità, va alla ricerca delle cause che hanno scatenato un problema non limitandosi alla regione che presenta il dolore. Nello specifico iniziare a controllare ed eventualmente migliorare la funzionalità del bacino, delle vertebre della zona dorsale che spesso subisce le maggiori sollecitazioni e la cervicale prestando particolarmente attenzione alla zona C0-C1 e alla cerniera cervico-dorsale (C7-D1), e se ritenuto necessario verifica anche la mobilità degli arti inferiori. Ancora, anche le spalle, il costato e l’intera gabbia toracica, in particolare modo la clavicola, la prima costa e lo sterno, necessitano di eventuale valutazione: in queste aree possiamo ritrovare tensioni dovuti alla trazione della cintura, che, oltre ad aver salvato la vita alla persona, può comunque aver creato delle trazioni e delle compressioni forti. Da non trascurare, soprattutto nell’ottica osteopatica, sono i disturbi a livello viscerale: il fegato è l’organo che più di tutti risente il trauma. Anche il diaframma che lavora in sinergia con il fegato e che ha il compito di equilibrare le pressioni intra-toraciche e intra-addominali, potrebbe essere sollecitato dal trauma

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